I Chicago Blackhawks, già macchiati da scandali passati, sono nuovamente sotto i riflettori, ora affrontando una causa legale da parte della ex consulente Nina Sanders, che afferma che la squadra l’ha manipolata con false promesse riguardo al loro logo controverso. Secondo Sanders, il CEO dei Blackhawks, Danny Wirtz, le aveva assicurato che la franchigia avrebbe cambiato il suo logo nativo americano e avrebbe favorito legami più stretti con la comunità nativa locale. Ma una volta che ha assunto il ruolo di consulente e ha facilitato incontri con la tribù Blackhawk, Sanders sostiene che la squadra ha cambiato rotta.
La causa, depositata presso il Tribunale di Circuito della Contea di Cook, dettaglia le affermazioni di Sanders secondo cui i Blackhawks hanno utilizzato la sua influenza all’interno della comunità nativa con false pretese, presumibilmente per migliorare la loro immagine pubblica senza intenzione di apportare cambiamenti reali. Dice che Wirtz le aveva inizialmente promesso di modificare il logo, acquistare terreni per la tribù e stabilire posizioni per i nativi americani. Invece, i Blackhawks avrebbero ottenuto l’approvazione tribale per mantenere il logo, offrendo alla tribù 100.000 dollari in sovvenzioni e un elicottero Black Hawk dismesso del valore di 250.000 dollari.
La causa di Sanders sostiene anche che è stata allontanata dopo aver facilitato queste connessioni, con i Blackhawks che affermano che ha scelto di non rinnovare il suo contratto. “Ho costruito relazioni con i miei fidati colleghi nativi”, ha detto Sanders a CBS Chicago, “e una volta che hanno capito come farlo, mi hanno messo da parte.”
La causa è l’ultima di una serie di controversie che circondano i Blackhawks, una squadra che ha affrontato critiche per tutto, dalla cattiva condotta dei giocatori agli scandali organizzativi. Ora, questa nuova battaglia legale getta ulteriori dubbi sugli impegni pubblici della franchigia nei confronti della comunità nativa americana.