In una netta rottura con la tradizione, The Washington Post ha annunciato che non sosterrà un candidato per le elezioni presidenziali del 2024—una decisione che ha scatenato reazioni negative da parte di lettori, ex membri del personale e persino dai famosi reporter del Watergate, Bob Woodward e Carl Bernstein, che hanno costruito le loro carriere denunciando la corruzione governativa.
Pubblicato venerdì, l’annuncio de The Post segna la prima volta dal 1988 che la pubblicazione influente si astiene dal dare il proprio endorsement, spingendo il duo a rilasciare una dichiarazione congiunta tramite CNN, condannando la scelta come “sorprendente e deludente.” “Rispettiamo l’indipendenza tradizionale della pagina editoriale,” hanno detto. “Ma questa decisione a 11 giorni dalle elezioni presidenziali del 2024 ignora le schiaccianti prove giornalistiche di The Washington Post riguardo alla minaccia che Donald Trump rappresenta per la democrazia.”
La dichiarazione va oltre, evidenziando il pesante lavoro investigativo che il giornale ha svolto sotto la proprietà di Jeff Bezos, in particolare sull’impatto di Trump sulle norme democratiche. “Questo rende la decisione ancora più sorprendente,” hanno sottolineato Woodward e Bernstein. Conosciuti per la loro copertura del Watergate che ha portato alla caduta di Nixon, i due giornalisti sostengono che The Post sta ignorando il suo patrimonio di reportage senza paura allontanandosi dal suo ruolo nel plasmare il dibattito pubblico sul futuro della democrazia.
Tensione Interna e un Editorialista Rassegnato
Le conseguenze dell’annuncio del The Post sono state rapide, con dimissioni di alto profilo e un evidente malcontento tra il personale. L’editorialista Robert Kagan, un critico conservatore di Trump, si è dimesso dal consiglio editoriale in segno di protesta, mentre il Washington Post Guild ha emesso una dichiarazione esprimendo profonde preoccupazioni. “Stiamo già vedendo cancellazioni da parte di lettori un tempo fedeli. Questa decisione mina il lavoro dei nostri membri in un momento in cui dovremmo costruire la fiducia dei nostri lettori, non perderla,” ha affermato il Guild.
Voci circolavano secondo cui il team editoriale del giornale avesse preparato un endorsement per la democratica Kamala Harris, apparentemente approvato dal redattore di pagina David Shipley, ma bloccato all’ultimo minuto dallo stesso Bezos. Secondo David Folkenflik della NPR, la decisione ha “uniformemente indignato” il personale del Post, alcuni dei quali hanno espresso preoccupazioni sul fatto che il giornale stia ritirandosi dalla sua missione di difendere la trasparenza e i valori democratici. L’ex direttore esecutivo Martin Baron ha definito la scelta “codardia,” avvertendo che “Donald Trump celebrerà questo come un invito a intimidire ulteriormente il proprietario del Post, Jeff Bezos (e altri proprietari dei media).”
L’annuncio risuona con gli sviluppi recenti al Los Angeles Times, dove il proprietario miliardario Dr. Patrick Soon-Shiong è intervenuto in modo simile per prevenire un endorsement, provocando le dimissioni della redattrice editoriale Mariel Garza. Nella sua dichiarazione di dimissioni al Columbia Journalism Review, Garza ha sottolineato la sua posizione sulla questione: “Mi dimetto perché voglio chiarire che non va bene per noi rimanere in silenzio. In tempi pericolosi, le persone oneste devono alzarsi in piedi.”
Il Divario Tra Figure Influenti
La decisione di The Post e LA Times di rimanere in silenzio arriva in un momento critico, e voci prominenti si stanno facendo sentire. Bernie Sanders, un sostenitore vocale della trasparenza governativa, ha criticato Bezos su X (ex Twitter), denunciando la mossa come un atto di “oligarchia.” “Jeff Bezos, la seconda persona più ricca del mondo e proprietario di The Washington Post, ignora il suo consiglio editoriale… Chiaramente, ha paura di antagonizzare Trump e perdere i contratti federali di Amazon,” ha affermato Sanders.
Il CEO attuale di The Post, Will Lewis, che ha assunto la posizione in mezzo a questa elezione controversa, ha difeso la decisione in un’opinione come un impegno per “carattere e coraggio.” “La vediamo come coerente con i valori che The Post ha sempre rappresentato,” ha scritto, evidenziando l’obiettivo del giornale di fornire uno spazio indipendente per i lettori senza indirizzare esplicitamente i loro voti.
I Lettori Reagiscono, Annullando Abbonamenti e Esprimendo Frustrazione
La reazione tra i lettori è stata rapida e sfavorevole. Molti abbonati di lunga data si sono rivolti ai social media per promettere annullamenti, con altri che hanno fatto eco all’indignazione di Woodward e Bernstein. “Questa è una sorpresa di ottobre che non ci aspettavamo,” ha commentato la corrispondente politica senior Ashley Parker, riassumendo lo shock che molti provano avvicinandosi all’elezione.
Per The Post, un giornale radicato nella sua reputazione per il giornalismo coraggioso, la decisione di non sostenere un candidato ha sollevato dibattiti sull’etica giornalistica e sulle obbligazioni in tempi di instabilità politica. A poco più di una settimana dall’elezione, la decisione segna un cambiamento significativo nel modo in cui i principali giornali interagiscono con i loro lettori in tempi di decisioni nazionali.
Il silenzio del The Washington Post serve alla democrazia, o questa neutralità potrebbe ritorcersi contro, indebolendo l’autorità del giornale proprio quando i lettori si rivolgono a esso di più?